Ultimamente mi è capitato svariate volte di sentire queste due parole: segnale e rumore. Sono parole interessanti, perché hanno a che fare con l'informazione, questa sostanza al tempo stesso astratta e concreta che io, da informatico, sto imparando sia ad amare che ad odiare.
Per come ho inteso la questione, "segnale" e "rumore" sono pensate come qualità che possono essere associate ad un certo "dato fisico", un qualcosa che può essere intercettato ed elaborato dal nostro corpo. Essendo corpi in un universo fisico, siamo sommersi da dati fisici. Sono ovunque, in ogni direzione. Lo spazio stesso è un dato fisico. Anche un suono è un dato fisico, come lo è una vibrazione, oppure un tocco, o la luce che finisce all'interno dei nostri occhi.
Per quanto siamo sommersi di dati fisici, bisogna anche considerare il fatto che c'è una forte differenza nel modo in cui questi dati fisici modificano e influenzano la nostra percezione del mondo. Alcuni, non siamo neanche in grado di percepirli. Altri, hanno effetti talmente profondi che riescono a cambiarci la vita in pochi secondi. Sembra quindi che questi dati fisici possono agire come contenitori, pacchetti che contengono al loro interno altro. Cosa contengono questi pacchetti? In generale, quelli che riusciamo a percepire, contengono, per definizione, delle informazioni sulla realtà.
Ora, la parola "informazione" è una parola il cui significato è difficile da esplorare senza confondersi. In questo blog post mi limiterà ad un significato abbastanza semplice, almeno dal mio punto di vista. Per come penso alle cose, "informazione" per me è tutto ciò che il nostro corpo è in grado di elaborare ed interpretare al fine di risolvere dei problemi.
Tutto nasce dai problemi, ed il problema dei problemi è uno solo: la sopravvivenza. Essendo esseri finiti con risorse finite, dobbiamo scegliere come utilizzare quelle risorse. In altre parole, dobbiamo prendere delle decisioni. Ecco, per me l'informazione è tutto ciò che può aiutare una particolare entità nel prendere delle decisioni. Parliamo di informazione quindi quando abbiamo un fenomeno fisico, un qualsiasi tipo di dato fisico, che viene prima intercettato dal nostro corpo, e poi elaborato ed interpretato. Durante questa elaborazione ed interpretazione, il dato fisico può diventare informazione, informazione che viene poi integrata all'interno del nostro corpo, andando inevitabilmente a modificare ciò che eravamo.
Ecco perché imparare ci cambia: perché trasforma, a livello fisico, ciò che siamo.
Volendo riportare la discussione su tematiche meno teoriche e più comprensibili, pensiamo di essere uno studente, uno studente interessato ad imparare. A questo punto ci possiamo trovare in due situazioni diverse:
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Nella prima situazione un nostro compagno di classe decide di urlare a squarciagola sopra la voce del professore. L'unica cosa che riusciamo a sentire all'interno della classe sono le urla del nostro compagno. La voce del professore è persa nella confusione.
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Nella seconda situazione la classe è in silenzio, e riusciamo a sentire bene la voce del professore, che proprio in quel momento sta argomentando il perché la radice di due è un numero irrazionale.
Proviamo quindi ad analizzare la differenza tra queste due situazioni. Prima di questa analisi però è importante fare un'assunzione di base, la cui importanza sarà spiegata solo dopo. L'assunzione è questa: assumiamo che siamo veramente interessato ad ascoltare le parole del professore, in quanto vogliamo capire in profondità le ragioni dietro all'irrazionalità della radice quadrata di due.
La prima cosa da osservare è sicuramente il fatto che nella prima situazione il dato fisico associato alle grida dello studente non ci ha permesso di ascoltare quello che stava dicendo il professore. Quel dato fisico, allontandandoci dalle parole del professore, ha agito da rumore. Nella seconda situazione invece il silenzio ha permesso alle parole del professore di arrivare alle nostre orecchie. Queste parole agivano da segnale, in quanto contenevano al loro interno delle informazioni a noi utili in quel particolare momento.
Ritorniamo quindi all'assunzione da cui siamo partiti, ovvero l'interesse che avevamo nell'imparare. Questa assunzione è fondamentale, perché rumore e segnale, per come le ho capite io, hanno una connotazione molto soggettiva. Nello specifico si potrebbe vedere la relazione rumore-segnale come una relazione di distanza-vicinanza:
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È rumore tutto ciò che ci allontana dal contenuto informativo di cui abbiamo bisogno.
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È segnale tutto ciò che ci avvicina al contenuto informativo di cui abbiamo bisogno.
Ed è per questo che riuscire a distinguere la differenza tra rumori e segnali è tremendamente difficile, perché presuppone che siamo entrati più in contatto con i nostri veri bisogni.
A questo punto vi chiedo, a voi che leggete:
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Quanto rumore avete sentito, nella vostra vita?
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Quanto segnale avete sentito, nella vostra vita?
Prendendo la mia esperienza come esempio, fin da piccolo ricordo una sensazione di disagio. Allora non riuscivo a capire cos'era esattamente ciò che mi faceva sentire in quel modo. Adesso posso descriverlo in modo più appropriato: ero sommerso dal rumore. Per come vedo io le cose, l'essenza del rumore è la forma priva di sostanza. Il rumore è un contenitore vuoto, sono rumore anche parole vuote, gesti vuoti, sacrifici vuoti.
Molto spesso mi domando il perché dobbiamo generare tutto questo rumore. Non importa il contesto, dove c'è socialità molto spesso c'è anche una grande quantità di rumore. Internet, lavoro, scuola, università, relazioni intime, relazioni di amicizia. Anche nel mondo della ricerca, un mondo che sto scoprendo in questi ultimi mesi. Ci sono anche luoghi e relazioni con una quantità di rumore veramente bassa, ma sono assai rare, e consiglio a tutti di proteggerle il più possibile. Detto questo, la regola principale rimane, e sembra proprio che
Se ad esempio rifletto sulla mia esperienza scolastica, in particolare l'esperienza delle scuole superiori, fatico a comprendere come sia riuscito a sopravvivere a quella quantità di rumore. Ogni giorno ad ascoltare per svariate ore la maggior parte dei professori che parlavano non per insegnare, non per veicolare informazioni, ma solo per rispettare un ruolo vuoto, per riempire un vuoto con un'altro vuoto. Compagni di classe che ripetevano le stesse cose, giorno dopo giorno. Tutto con un unico fine: aumentare il rumore complessivo.
Qualcosa che mi ha tremendamente aiutato nel contrastare quest'enorme quantità di rumore è stata la mia abilità intuitiva che mi ha permesso, anche quando non riuscivo a studiare, anche quando non mi interessava niente della scuola, di capire chi emetteva rumore, e chi invece emetteva segnale, o comunque chi provava ad emettere segnale. Provavo sempre e comunque ad ascoltare i professori che emettevano segnale, anche se non capivo quello che dicevano nel momento, e ignoravo al massimo delle mie possibilità i professori che emettevano rumore.
Da piccolo ero così spaventato di diventare io stesso rumore, di perdermi nel rumore del mondo, che raramente parlavo ed esprimevo il mio pensiero ad altre persone. Le poche volte che ci provavo, la mia voce era così bassa che veniva immediatamente persa nel rumore di fondo. E quando invece parlavo senza intenzione e senza significato, mi sentivo colpevole, colpevole di essere parte attiva nella generazione di rumore. Più passava il tempo, e più ero convinto che la mia voce era una voce vuota, piena di rumore, e priva di segnale.
Riuscire a ritrovare la mia voce, la mia vera voce, ha richiesto tanto sforzo, in svariati aspetti nella mia vita. Ha richiesto uno sforzo nello studio, nell'imparare finalmente a studiare, studiare non per prendere un buon vuoto, o passare l'ennesimo compito inutile, ma per capire il mondo in cui sono nato, il mondo in cui tutti noi siamo nati. Ha anche richiesto uno sforzo emotivo, nel modo in cui vivevo le relazioni, la relazione con me stesso, ad esempio, o quella con le persone a me care. In questo contesto la psicoterapia è stata, e continua ad essere, assai utile.
Adesso mi sento più a mio agio nel comunicare. Nel corso degli anni sto sviluppando un vero e proprio bisogno nel comunicare le mie idee. Comunico in vari modi. Tra tutti, preferisco di gran lunga comunicare insegnando, cercando di trasmettere un'idea informatica nel modo più elegante che riesco a trovare.
Detto questo, parte di me è ancora spaventata che dietro alla mia voce, alla fine, si cela comunque un rumore di fondo che non riuscirò mai del tutto a riconoscere. Affronto la mia paura provando ad apprezzare la natura soggettiva dei concetti di segnale e rumore. Sto imparando infatti che
Il rumore è un diverso tipo di segnale, un segnale più astratto, un segnale indiretto, più difficile da capire, un segnale che non è contenuto nel messaggio, ma nella sorgente del rumore. Se un nostro compagna urla talmente forte da bloccare la voce del professore, ci sta comunicando qualcosa, qualcosa di significativo. Ecco quindi come ogni rumore in realtà nasconde anche un segnale, un segnale difficile da interpretare e capire.
Anche il segnale più chiaro è un diverso tipo di rumore. Un rumore che per alcuni è più ordinato, più strutturato, con uno scopo, una direzione, un significato. Ma pur sempre un rumore, e rumore viene percepito da tutti coloro che hanno bisogni diversi dai nostri.
Perché alla fine, sono portato a pensare, l'essere umano, per sua natura, non vede il mondo per quello che è, ma bensì in funzione di un miscuglio di cose, riprese in parte dai propri bisogni e in parte dai propri desideri. Il bello dello vita sta proprio qui, nell'esplorare questa visione, nel percorrerla, cercando di accorgersi dei cambiamenti che subiamo nel percorso, perché essere vivi significa proprio cambiare, muoversi, trasformarsi, ricordarsi che la nostra vita è in gran parte fatta di illusioni. Ilussioni divine. Ilussioni infernali.