../ Impara ad Odiare

Devo scrivere più spesso. Il problema è che sono troppo pigro. Mi capita di pensare cose che a me sembrano interessanti. E pensare è bello, stimolante, emozionante. Il problema è trasportare quelle emozioni sulla carta. Ecco, quello è lavoro. E già lavoro troppo.

Da quando ho aperto partita iva non faccio altro che lavorare. Mi riposo pure, ma il riposo appare sempre come una necessità più che come una scelta. Scelgo il riposo quando il mio corpo non può fare altro. La cosa bella però è che adesso sto lavorando per me stesso. Preferisco di gran lunga questa configurazione al lavoro dipendente.

Ah, e giusto per essere trasparente: le cose che scrivo qui non sono generate da nessun tipo di LLM. Il fatto è che quando scrivo, scrivo proprio scrivere. Nel senso. La scrittura non è solo un fine. È un percorso. Utilizzo gli LLM solo per correggere gli errori. Sono pessimo in italiano. Per fortuna il significato di un testo non è vincolato alla correttezza grammaticale. Altrimenti sarei spacciato.

Ora, di che voglio parlare oggi? Voglio parlare di odio. Odiare. Odiarsi tra esseri umani. Odiare esseri non umani. Odiare oggetti inanimati. E, a questo punto, possiamo inserire anche nel discorso l'odio di idee. È interessante riflettere sull'odio, sull'odiare, e su come ci sentiamo mentre odiamo. Le parole, quando sono analizzate, assumono delle nuove forme, non trovate? Specialmente quelle che utilizziamo molto spesso.

Prima di iniziare, una premessa: questo non vuole essere un trattato formale sull'odio. Non starò neanche a definire il termine. Utilizziamo la versione intuitiva.

In questo blog post voglio argomentare che non c'é nulla di sbagliato nell'odio, ma se non vuoi farti del male con l'odio, devi imparare ad odiare. Questa tesi sembra banale, ed infatti lo è. Perché mai odiare dovrebbe essere sbagliato? Il problema è che molto spesso capita di non poter esprimere questa determinata emozione. Quindi, cerchiamo di capire un po' la questione. Cominciamo dalle basi.

L'obiettivo del cervello, tra le tante cose, è capire il mondo. Il cervello vuole capire i perché. Questo in tutto, ma specialmente nella sofferenza. Quando soffre, il cervello vuole capire il perché. Perché sto soffrendo? Dato che il cervello chiaramente non è così potente da rispondere seriamente a questa domanda, se ne pone un'altra, molto più semplice: ma di chi è la colpa?

Possiamo scegliere uno di questi due scenari:

  • La colpa è, chiaramente, del mondo esterno. Il mondo che mi ha fatto male. Il mondo che si è manifestato nei panni di questa specifica persona. Il mondo che ha deciso di farmi del male. La colpa è del mondo, ed è il mondo che deve pagare per avermi provocato questo dolore.

  • La colpa è, chiaramente, mia. Il mondo mi ha fatto male perché merito di essere ferito. Perché sono troppo debole. Perché sono troppo sensibile. Perché non imparo mai. Perché sono stupido. Non importa neanche la specifica ragione. È inevitabile che io sia la fonte di ogni male, e dunque merito di essere ferito.

Se qualcuno ti fa del male, tu proverai del dolore. Il dolore porterà ad un'altra cosa: rabbia e frustrazione verso la sorgente di questo dolore. E se queste sensazioni negative sono continue nel tempo, ecco la nascita dell'odio.

La scelta è nostra, ma in realtà non siamo tanto "noi" a scegliere, quanto è il nostro cervello a farlo. Noi possiamo solo provare le conseguenze di tale scelta. Da notare che in entrambi i casi la rabbia, e il successivo odio, sono inevitabili. L'unica cosa che cambia è il luogo in cui le sensazioni provate sono direzionate. Nel primo caso, sono direzionate verso l'esterno, verso l'altro. Nel secondo, verso l'interno, verso l'io.

Da qui, la tesi: non può essere sbagliato odiare, perché odiare è inevitabile, nel momento in cui la sofferenza è inevitabile. E dato che la sofferenza è inevitabile, anche l'odio sarà inevitabile. Ok, a voler essere precisi, non è necessariamente l'odio ad essere inevitabile, quanto piuttosto la rabbia. La rabbia è nel momento. Dunque sarà inevitabile provare rabbia. L'odio entra in gioco in quelle situazioni in cui proviamo rabbia in modo continuo e ricorrente nel tempo. In questi casi possiamo dunque dire che l'odio è inevitabile. Concludendo, possiamo dire che è inevitabile che una certa % di popolazione proverà odio come è inevitabile che tutta la popolazione proverà rabbia.

Da qui, di nuovo, odiare non è sbagliato.

Ora, la cosa difficile dell'odio è che nessuno ci insegna come odiare. Al massimo ci possono insegnare come provare rabbia. Ma se ci insegnano come si prova la rabbia, molto probabilmente, escludendo incidenti di percorso, non ci capiterà neanche di odiare, o comunque sarà meno probabile. Ecco quindi che se ci troviamo nella situazione in cui proviamo genuinamente dell'odio, partiamo già in svantaggio.

E come si impara ad odiare? Come si odia "bene"? Per capire come possiamo fare le cose "bene", è sempre utile capire come le stesse cose si fanno "male".

Come si odia "male"?

Si odia male quando si pensa che continuare ad incolpare l'altro sarà effettivamente utile a curare le nostre ferite. L'odio ci tende a portare nella direzione della colpa. Ma il problema della colpa è che sposta l'attenzione da noi, la persona ferita, all'altro, la persona che ci ha ferito. Spostiamo l'attenzione continuamente. E poi? Ci ritroviamo non solo feriti, ma anche a pensare ad altro. E pensiamo ad altro molto spesso proprio perché non vogliamo pensare alle nostre ferite.

Da quello che ho potuto constatare, si odia bene quando si capisce che l'odio che proviamo non ha nulla a che fare con la persona per cui lo proviamo, ma invece ha tutto a che fare con le ferite che quella persona ci ha recato. Ferite che in ultima analisi ci appartengono. Ferite che sono nostre. Le nostre ferite. Noi. Ecco, l'odio ci racconta di noi. Di ciò che siamo. Di ciò di cui abbiamo bisogno. Di ciò che non abbiamo ricevuto.

Si può odiare. È giusto odiare. Può essere assai bello odiare. Odiare bene, dal mio punto di vista, significa sfruttare l'odio per fare cose. Per agire sul mondo. Per scoprirsi, nuovamente. Significa accettare quella terribile forza che ci è stata data. La ferita, a prima vista un qualcosa di "negativo", si trasforma in energia, in voglia di combattere, voglia di cambiare. Una energia molto spesso terrificante, ma viva, che si vuole manifestare, che è giusto manifestare, che dobbiamo manifestare.

Per alcuni, accettare l'odio è fin troppo facile. Per altri, è straziante accettare questa emozione.

È affascinante vedere l'umanità nelle sue mille sfaccettature. Riconoscersi in una di queste, intravedendo l'abissale distanza esistente tra due qualsiasi esseri umani.

E io, cosa odio?

  • Odio le persone che non accettano il proprio odio.
  • Odio il modo in cui insegniamo certe cose.
  • Odio che tutto si sta trasformando in intrattenimento, anche l'insegnamento.
  • Odio le persone che abusano del loro potere.
  • Odio la debolezza umana.