Sono arrivato in un punto della vita in cui mi ritrovo alle spalle un certo numero di anni. Questo numero porta con se tante cose, tra cui troviamo sicuramente rimorsi, delusioni, sofferenze, successi, momenti di serenità e momenti di comprensione. In tutti questi anni non ho mai smesso di osservare la realtà. Sia quella che mi circonda, e sia quella dentro di me.
Mentre ci viene spesso detto di fare domande e di agire sul mondo per imparare – un qualcosa di sicuramente vero, in quanto c'è tanto da imparare nel commettere i propri errori, ed è un passo inevitabile della crescita – è altrettanto vero possiamo imparare molto osservando attentamente la vita, nella sua totalità, e le vite delle persone che ci circondano. Osservare i loro successi. Osservare i loro fallimenti. Osservare il loro comportamento, il loro modo di affrontare le problematiche della vita. Osservare e analizzare ciò che si osserva. Tanta è la ricchezza che possiamo costruire negli anni osservando.
Una cosa che ho potuto osservare di me stesso in questi anni è la dinamica della forza di volontà. Che cos'é la forza di volontà? La possiamo descrivere come quell'insieme di energie che assieme ci spingono a fare cose, a metterci in gioco nel mondo, ad imparare dai fallimenti, ad andare avanti, a crescere e raggiungere nuovi obiettivi. È quel qualcosa che, nel momento del fallimento, nel momento della sofferenza, ci da la forza di alzarci e concentrarci sul momento, per costruire un domani migliore.
Una parte di me vorrebbe poter affermare che ho sempre avuto una forte forza di volontà. Ma la forza di volontà, nella mia vita, ha seguito un andamento molto dinamico. Si muove. Raggiunge dei picchi in alto, e poi in basso. Non si muove velocemente, ma continua a muoversi.
- Perché viviamo?
- Che senso ha faticare?
- Che senso ha soffrire?
Sembrano domande astratte, ma sono domande importanti. Saper rispondere a queste domande infatti, o comunque, avere almeno l'illusione di una possibile risposta, ci permette di difendere quel minimo di forza di volontà per andare avanti.
Da piccolo, nei momenti di difficoltà, mi ripetevo continuamente "voglio cambiare il mondo", "voglio cambiare il mondo", "voglio cambiare il mondo". Non avevo la minima idea di cosa fare, e non avevo la minima conoscenza che avrebbe anche solo in minima parte cambiato una minima fetta del mondo per come lo conoscevo. Eppure, adesso capisco il valore di quel desiderio. In realtà non mi interessava tanto il mondo in quanto tale. Volevo solo darmi una ragione di esistere. Volevo solo darmi una motivazione che mi avrebbe spinto a continuare a fare cose difficili, a continuare a faticare. Non volevo cambiare il mondo. Volevo semplicemente sentirmi parte del mondo. Con questo desiderio, ho protetto la mia forza di volontà in quei momenti in cui non avevo altro.
Non tutte le persone pensano a queste domande. Non tutte le persone si ossessionano in questo modo sul perché ha senso soffrire. E credo che questo abbia a che fare con la quantità di sofferenza provata in una vita. Non tutte le vite sono uguali, ed alcune provano più sofferenza di altre. Quando si è sottoposti a tanta sofferenza, a seconda della propria configurazione, queste domande possono uscire fuori naturalmente. La mente, per proteggersi, si chiede: perché?
Col passare degli anni, non è cambiato il bisogno, medesimo, di dare un significato alla sofferenza che provo. Ciò che è cambiato è la risposta alla domanda. Col passare degli anni, la risposta è diventata più specifica. Più pragmatica. La risposta è diventata un qualcosa su cui è possibile agire. Se prima volevo "cambiare il mondo", adesso voglio "insegnare bene l'informatica". Questo è il modo in cui ho scelto di "cambiare il mondo", ovvero di dare significato alla mia esistenza.
Perché insegnare?
Non c'é una singola ragione dietro questa scelta. Ce ne sono tante, alcune ignote, alcune che riesco a codificare in forma scritta. Tra queste c'é sicuramente il fatto che in tutta la mia vita ho sempre avuto bisogno di una persona che mi insegnasse come fare le cose. La difficoltà che ho provato nel capirmi e nel capire la vita è stata proporzionale alla mancanza di un vero punto di riferimento. Ad un certo punto, ho capito che in realtà non avevo più bisogno di questa figura. Che potevo contare su me stesso. Ma che comunque, la mancanza di questa figura, ha portato i suoi danni. Insegno dunque come se insegnassi al me stesso di tanti anni fa. C'é tanto significato in questo.
Quello che ho capito è che nell'insegnamento c'é un qualcosa di profondo che stimola parti di me che non sono stimolate in nessun altro modo. La soddisfazione che provo nel catturare l'essenza di un'idea per poi spiegarla ad altre persone non è riconducibile ad un piacere. Anzi, molto spesso mi causa non poca fatica. Mi capita molto spesso di investire tutte le mie energie nell'insegnare e di crollare. Eppure, quando ci riesco, sento questa sensazione di significato. Una sensazione che va ben oltre il piacere, perché il significato ci accompagna sia nei momenti belli, che in quelli brutti.
È dal significato dell'insegnamento che ottengo la forza di volontà per andare avanti. A cosa serve infatti la forza, se non per proteggere qualcosa o qualcuno? In questo caso, per quello che mi riguarda, da quello che ho potuto osservare della mia vita, ho bisogno di significato per essere forte. Ho bisogno di credere che quello che sto facendo ha un senso. E una delle cose che penso abbia sempre senso è proprio insegnare.
Mi spaventa la Morte, eppure, ho la sensazione che quando mi troverò ad affrontarla, se avrò il tempo di riflettere, penserò anche a tutte le cose che ho insegnato, a tutto il tempo passato a proteggere la conoscenza umana, e so che sarò felice della mia vita. Che a prescindere dalle condizioni iniziali, a prescindere dalla difficoltà del percorso, comunque ne sarà valsa la pena. Ecco, forse, una strada per capire cosa è significativo per la nostra vita: quelle cose che in punto di Morte, nel punto di non ritorno, siamo grati di aver vissuto. Ecco, dunque, una strada per diventare forti: capire dove si trova il significato, capire cosa ha veramente senso proteggere.
Cosa significa invece essere deboli? Significa che non abbiamo ancora capito il significato della nostra vita. O anche che abbiamo dimenticato, per svariate ragioni, il nostro significato. Non dobbiamo giudicarci della nostra debolezza. Dobbiamo solo continuare a cercare quel significato, e mai smettere di farlo. Lasciamo che sia solo la Morte ad interrompere questa ricerca. Solo la Morte.